adidas puma

Era il 1920 quando Adolf “Adi” Dassler, appassionato di sport che passava ore a disegnare scarpe nel suo laboratorio, e suo fratello Rudolf, esperto venditore, aprirono una piccola bottega artigianale di scarpe nella città di Herzogenaurach, in Baviera: il laboratorio aveva anche un negozio per la vendita di scarpe sportive manufatte. Quando Adi realizzò le sue prime scarpe, all’età di appena vent’anni, aveva in mente una sola cosa: mettere a disposizione di ogni atleta le migliori scarpe possibili per la propria disciplina sportiva.

Fu questo il principio che lo guidò fino alla morte, nel 1978: oltre 700 brevetti ed altri diritti di proprietà industriale in tutto il mondo sono la prova inconfutabile dell’incessante ricerca della perfezione che ispirò Adi.

La prima scarpa realizzata dai due fratelli, con i pochi materiali disponibili nel difficile periodo del dopoguerra, era di tela: Adi si concentrò sulle discipline classiche dell’atletica leggera e nel 1928 le prime scarpe speciali uscite dal suo laboratorio furono calzate in occasione dei giochi olimpici di Amsterdam, mentre verso la metà degli anni ’20 aveva già cominciato a sperimentare  l’uso dei chiodi nelle scarpe da atletica.

Adi era conosciuto, e persino temuto, dagli operai della sua fabbrica per la sua naturale abilità di riuscire ad individuare una singola scarpa difettosa in una linea di produzione completa, quasi ad occhi chiusi: se i suoi operai dimenticavano di rimuovere le cuciture dalle suole, se i chiodi di montaggio non erano perfettamente rivettati o, ancora, se la fodera del tallone si ripiegava, Adi spesso reagiva adottando metodi “educativi” decisamente poco ortodossi.

Non era infatti insolito che chiedesse con delicatezza al responsabile del difetto di indossare le scarpe e camminargli davanti: un’esperienza dolorosa che convinceva al volo operai e responsabili di quanto fosse importante prestare la massima attenzione nel lavoro.

In meno di vent’anni i due fratelli diventarono il primo produttore di scarpe sportive al mondo: tuttavia, quando l’attività si stabilizzò, i due iniziarono a maturare una reciproca frustrazione, trovandosi in disaccordo su tutto, dalla politica al futuro dell’azienda.

Dopo anni di litigi, alla metà degli anni ’40 Rudolf abbandonò l’azienda e ne aprì un’altra sulla sponda opposta del fiume: inizialmente i marchi originali vennero creati dalla contrazione delle prime sillabe dei rispettivi nomi -AD(olf)DAS(sler) e RU(dolf) DA(ssler)-, ottenendo Addas e Ruda.

Di lì a breve, però, dal momento che esisteva già un produttore di calzature per bambini di nome Addas, Adi aggiunse una “i” alla denominazione, mentre, nel caso di Rudolf, il suo consulente commerciale gli suggerì che Ruda non era un nome così accattivante, quindi decise di cambiarlo.

Il laboratorio rimasto al fratello prese così il nome di Adidas, mentre nel 1948 nacque Puma.

Clizia Cacciamani

Data

31/08/2021

Categoria

invenzione
Foto ultime news
03/06/2024

Diritti negati: OpenAI e la lezione (amara) del marchio "ChatGPT"

OpenAI, l'azienda dietro il popolare modello di intelligenza artificiale ChatGPT, si è trovata coinvolta in una controversia legale negli Stati UnitiLeggi tutto

Foto ultime news
0000-00-00

L'effetto dei social media sui Diritti di Design: il caso Puma eLeggi tutto

Una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea del 2024 (causa T-647/22) ha messo in evidenza come la popolarità di celebrità e influencerLeggi tutto

Foto ultime news
0000-00-00

Il dominio .eu: l'identità digitale dell'Europa Unita compie 18 anni

Nel vasto universo di Internet, dove le opportunità digitali trascendono i confini geografici, l'Europa ha saputo creare la propria identità onlineLeggi tutto