le universita europee come motori d innovazione

L'innovazione tecnologica è un vero e proprio motore propulsivo dell'economia moderna e trova terreno fertile nelle università europee: non più solo centri di formazione, gli atenei si trasformano in vere e proprie fucine di idee e brevetti, giocando un ruolo sempre più centrale nell'ecosistema dell'innovazione. Uno studio ventennale (2000-2020) intitolato “The role of European universities in patenting and innovation”, il primo di questa portata condotto dall'Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) su 1.200 università, mette in luce questo passaggio cruciale dall'aula al mercato, analizzando il flusso di "brevetti accademici" che irrorano il tessuto industriale. Lo studio, basato sui dati relativi alle domande di brevetto europeo presentate, considera sia le domande depositate direttamente dagli atenei, sia quelle presentate da altri soggetti come aziende o centri di ricerca, che includono però ricercatori universitari tra gli inventori. Questo approccio permette di includere tutte le domande di brevetto con inventori affiliati alle università, offrendo un quadro completo dell'impatto accademico.

 

Lo studio EPO rivela una crescita costante e significativa dei brevetti accademici negli ultimi due decenni, infatti nel 2019 tali brevetti rappresentavano il 10,2% di tutte le domande di brevetto europee presentate da richiedenti europei, un aumento sostanziale rispetto al 6,2% registrato nel 2000. Questo dato, paragonabile al volume totale di domande provenienti dalla Svizzera nel 2023, dimostra una crescente centralità dell'innovazione accademica. Inoltre, l'aumento costante nel tempo evidenzia un trend consolidato e promettente per il futuro del panorama brevettuale europeo.

 

In questa geografia dell'innovazione, Germania, Francia, Regno Unito e Italia si affermano come leader. Il nostro Paese, con 79 atenei attivi nel campo brevettuale, offre un contributo significativo, pari al 6,6% del totale dei brevetti di richiedenti italiani presso l’EPO (7.088 brevetti), posizionandosi al quarto posto nella classifica continentale. L'8,6% di tutte le domande di brevetto presentate da richiedenti italiani nel periodo 2000-2020 ha origine proprio all'interno del mondo accademico, a dimostrazione della sua vitalità e del suo ruolo strategico per il sistema Paese.
A guidare la classifica italiana troviamo il Politecnico di Milano con ben 809 domande di brevetto, seguito dall'Università degli Studi di Milano (682) e La Sapienza di Roma (502). Completano la top five l'Università di Bologna (472) e il Politecnico di Torino (419), a conferma del ruolo di primo piano di questi atenei nel panorama nazionale dell'innovazione.

 

A livello europeo, un piccolo gruppo di università (5%) specializzato principalmente in discipline scientifiche, genera la metà di tutte le domande di brevetto accademico. Queste istituzioni d’eccellenza si avvalgono di strutture dedicate al trasferimento tecnologico, cioè i Knowledge Transfer Offices (KTO), che agiscono come veri e propri ponti tra il mondo della ricerca e quello del mercato. Il restante 62% delle università, pur rappresentando solo l'8% delle domande di brevetto, svolge comunque un ruolo importante contribuendo all'innovazione all'interno dei propri ecosistemi locali, spesso in sinergia con le PMI.

 

Dalla ricerca di base al mercato: il ruolo dei “KTO” e l'abolizione del "Professor's Privilege"

Lo studio evidenzia il ruolo cruciale delle università non solo nell'innovazione applicata, ma anche nella ricerca di base, fondamentale per le scoperte innovative e lo sviluppo di tecnologie rivoluzionarie. I brevetti accademici spesso riflettono questi studi, mettendo in luce i principali sviluppi e le innovazioni più promettenti che emergono dai laboratori universitari: un esempio emblematico è rappresentato dallo sviluppo dei vaccini contro il COVID-19, reso possibile grazie a decenni di ricerca accademica sulle tecnologie mRNA. Inoltre le università si confermano attori chiave nello sviluppo di tecnologie abilitanti fondamentali (KET) - come nanotecnologie, fotonica e materiali avanzati - settori strategici per la crescita e l'innovazione in diversi ambiti industriali.

 

La crescente professionalizzazione delle università nella gestione della Proprietà Intellettuale è testimoniata dal significativo cambiamento nella titolarità dei brevetti. Infatti, nel 2000 solo il 24% delle domande di brevetto accademiche veniva depositato direttamente dalle università, mentre nel 2019 la percentuale è salita intorno al 45%, riflettendo una maggiore consapevolezza dell'importanza strategica dei brevetti e una crescente capacità di gestirne la commercializzazione. Questo cambiamento è stato supportato da diverse riforme a livello nazionale, tra cui l'abolizione del "professor's privilege" in molti paesi europei. In Italia, ad esempio, il "professor's privilege", introdotto nel 2001, è stato recentemente abolito, allineando il nostro paese al trend europeo che favorisce la titolarità universitaria dei brevetti.

 

Le PMI rappresentano circa il 30% dei richiedenti di brevetti accademici indiretti e giocano un ruolo fondamentale in questo ecosistema, collaborando attivamente con le università e contribuendo in modo significativo all'innovazione a livello locale. Questa sinergia tra mondo accademico e tessuto imprenditoriale si rivela un motore essenziale per la crescita e lo sviluppo economico dei territori.
Per facilitare l'incontro tra la ricerca accademica e gli investitori, l'EPO ha potenziato il Deep Tech Finder, uno strumento digitale gratuito e accessibile a tutti. Questo database, ampliato con oltre 10.000 profili tra startup, spin-out e università, semplifica come mai prima il collegamento tra startup, università e investitori, offrendo informazioni dettagliate su progetti innovativi e tecnologie pronte per essere introdotte sul mercato.

 

Frammentazione del mercato, "fuga dei cervelli" e Brevetto Unitario

Lo studio evidenzia però anche la frammentazione del mercato europeo dell'innovazione, con la maggior parte delle collaborazioni ancora limitate ai partner nazionali. Inoltre, il 10% delle startup accademiche europee ha sede negli Stati Uniti, segno delle difficoltà nel trattenere le innovazioni all'interno dell'ecosistema europeo. Per contrasto, l'entrata in vigore del brevetto unitario nel 2023 rappresenta un passo importante per superare i confini locali, semplificando la protezione delle invenzioni a livello europeo.
A tal proposito, tra il 2015 e il 2019, 152 startup italiane hanno presentato domande di brevetto europeo per invenzioni accademiche, posizionando l'Italia al quinto posto in Europa. Queste startup, così come quelle di altri paesi europei, sono concentrate principalmente nelle regioni più industrializzate, a dimostrazione dell'importanza degli ecosistemi locali per la nascita e lo sviluppo di nuove imprese innovative.

 

Infine lo studio evidenzia che i brevetti accademici, in particolare quelli indiretti (depositati da aziende o altri enti di ricerca), presentano un numero di citazioni più elevato rispetto ai brevetti ordinari. Questo dato conferma il loro impatto significativo sull'innovazione successiva e la loro alta qualità e rilevanza scientifica, dimostrando che le scoperte e le tecnologie sviluppate nelle università rappresentano un motore fondamentale per il progresso tecnologico e la crescita economica.

 

E’ possibile consultare il rapporto completo dell’EPO, “The role of European universities in patenting and innovation”, a questo link: https://link.epo.org/web/publications/studies/en-the-role-of-european-universities-in-patenting-and-innovation.pdf

Data

16/11/2024

Categoria

notizia

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